Attenzione mentale e discernimento: antidoto contro ansia e inutili paure!

#mainagioia è un modo di dire comune ormai! Ansia, depressioni e paure sono le angosce dell'esistenza umana fin dall'origine, ed oggi stanno diventando una piaga sociale oltreché esistenziale. Eppure gli antichi avevano capito che l'attenzione mentale, un'accorta concentrazione e un discernimento sull'autenticità delle cose e della realtà sono l'unico rimedio a questa paturnia. L’ansia moderna si basa, fondamentalmente, su preoccupazioni per cose che non accadranno mai: secoli fa lo stesso Seneca, il grande filosofo stoico, analizzò la nostra tendenza a concentrarci sugli aspetti negativi delle situazioni e a preoccuparci eccessivamente, scrivendo: «Non essere infelice prima che arrivi la crisi, perché potrebbe essere che i pericoli che soffri prima che ti minaccino realmente, non ti raggiungano mai»

Un’assorta consapevolezza ci rende paurosi. Cioè quanto più siamo edotti che qualcosa può nascondere un rischio, tanto più non siamo in grado di affrontarla

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«L’ansia è sempre un vuoto che si genera tra il modo in cui le cose sono e il modo in cui pensiamo che dovrebbero essere; è qualcosa che si colloca tra il reale e l’irreale».
Charlotte Joko Beck

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Essere concentrati sui rischi, è pericoloso. Non parlo dell’evitare di camminare in piena notte, da soli, lungo una strada desolata e malfamata: in quel caso posso accettare che una persona, giustamente, preferisca fare un’altra strada o chiamarsi un taxi. Insomma, non andiamocela a cercare, se è possibile evitiamo di fare qualcosa che potrebbe danneggiarci. Questa è semplicemente saggezza, quella saggezza di Aristotele, che la identificava con l’agire convenientemente.

Di cosa parliamo: consapevolezza e paura

Parlo di quella consapevolezza che non è centrata sulla realtà delle cose, non è attenta al ‘presente’ senza pregiudizi, è invece assorta da pensieri perturbatori, è un tipo di consapevolezza alterata che ci impedisce di goderci un giro sulla giostra, magari proprio di salirci, perché “se poi il meccanismo che mi blocca cede?”, “se la cintura si allenta e cado?”, “se la carrozza esce fuori dal binario e cado nel vuoto?”: ok, va bene, magari soffri anche di vertigini quindi amen, sono paure difficili da controllare razionalmente. Ma non c’è sempre questo dietro, cosa di fronte a cui alzo le mani.

Mi chiedo se il freudiano Es abbia qualche influenza in tutto questo: se un desiderio molto forte può determinare le nostre azioni, per quanto il Super Io vi si opponga, come per Paolo e Francesca che pur consapevoli che stavano commettendo un’azione impropria han comunque ceduto al desiderio, meritandosi così un posto d’onore nel girone dantesco dei lussuriosi. È possibile che un desiderio altrettanto forte ci impedisca di fare qualcosa? Magari entra in gioco quella voglia di vivere, quel desiderio che sta alla base di tutte le nostre azioni di cui parlava Schopenhauer.

Le colpe di Internet e degli altri?

Una delle principali cause del nostro continuo stato di tensione è il nostro tanto amato Internet: eh sì, perché il nostro continuo e costante essere informati e ricevere le informazioni crea una serie di paure inconsce, consapevolezze coscienti, ragionamenti vari che ci impediscono di vivere la vita per quello che è.

“In medio est virtus” dicevano i romani no? Va bene essere informati e sapere cosa succede nel mondo, va bene non andarsela a cercare come dicevo prima, ma impedirsi di fare ogni cosa? Non godersi un giro su una giostra con i propri amici?

Forse questa è un paura legata al non fidarsi che l’altro abbia fatto bene il suo lavoro, quindi che il tecnico non abbia controllato bene gli agganci della giostra: ci sono persone che in effetti è meglio se si occupassero di altro (che poi non riesco a pensare mica ad una attività che sarebbe da affidare a persone così), ma voi pensate di fare bene il vostro lavoro? Allora sappiate che ci sono persone altrettanto brave nel fare il loro: è giusto dubitare di tutti gli altri?

Il vero problema: la mancanza di controllo

Forse agisce in noi anche quella impossibilità di essere completamente padroni di tutto: ci sono cose che non sono sotto il nostro controllo e questo ci può frenare e rendere timorosi. Ma possiamo mai evitare di fare tutto o quasi? Possiamo evitare di prendere la metro per andare al lavoro o salire a piedi per raggiungere l’ufficio alle 9.00 del mattino? Qualcuno non sa neanche chi è e dove si trova mentre sta andando in ufficio, vorrei proprio vederlo a salire a piedi 10 piani di un palazzo per raggiungere il suo ufficio perché non si fida del tecnico dell’ascensore!
E allora? Meglio pretendere che sia fatto tutto in regola, anziché privarsi di fare certe cose. Fino a che ognuno fa il suo e lo fa in modo adeguato, sempre platonicamente e aristotelicamente e ciceronianamente parlando, tutto potrebbe andare bene, no?

Gli antichi ci hanno visto lungo

Secoli e secoli fa già Seneca individuava in noi una componente dello spirito che ci porta a sviluppare una certa preoccupazione, e questa è legata alla memoria: la memoria, cioè il ricordo di eventi successi da poco o molto tempo, il ricordare qualcosa dopo averlo letto su Internet, ci portano a sviluppare preoccupazione per qualcosa che forse accadrà. Quindi la nostra preoccupazione si lega ad una preveggenza, più che a un dato reale.

Allora? Come combattere questa paura e questa preoccupazione derivanti da una premonizione che probabilmente non si avvererà (non siamo Phoebe Halliwell)? Cerchiamo di renderci conto di quali sono i dati in nostro possesso; cerchiamo di renderci conto di quanto possiamo essere danneggiati, se il danno può essere veramente causato; possiamo evitare di fare qualcosa? Se la risposta è sì, facciamo uno sforzo cognitivo in più: posso evitare di andare sulla giostra? Sì (fase 1), ma perché lo voglio evitare? (fase 2).

Così facendo, utilizziamo quella capacità valutativa che ci contraddistingue e usiamo il ricordo e la memoria per cosa davvero importanti: come ad esempio il ricordare che un regime totalitario e di intolleranza ha portato allo sterminio degli Ebrei e altri ancora, basandosi tra l’altro su una convinzione che non ha fondamento biologico.

 

Roberto Morra

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5 Comments

  • articolo davvero ben fatto ed interessantissimo
    da tenere a mente sempre
    Roberto Morra sempre piu’ indispensabile tra i miei Preferiti

  • stiamo marcendo dentro per tutta questa ansia. e’ diventa un tag , una diagnosi, una moda ,uno stile di vivere … rivolto a qualcosa che ci creiamo noi nella testa . psicofarmaci ovunque e non si pensa invece a goderci il momento. troppe responsabilità inutili ,solo per arricchire altri
    qui si mette male ….

  • il saperne troppo in effetti non si deve intendere come “conoscenza”, ma il sapere che possono esserci mille possibilità, la maggior parte negative (vedi le notizie dei social)…… queste informazioni sono devianti, ci bloccano mettendoci solo in ansia

    splendido articolo

  • socrate e morra non deludono mai.
    articolo da tenere a mente tutti i santi giorni!!!!
    grandissimo Uki, grazie di tutto! :)))

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