Analfabetismo Funzionale: un dramma italiano!

Sappilo, molto probabilmente sei un alfabeta funzionale. E se non lo sei tu, lo è quello accanto a te!

Allora, spieghiamo subito una cosa. Se non capirai fino in fondo questo articolo è probabile che sei un analfabeta funzionale.
Se lo capirai, probabilmente lo sarai comunque, perché sarai convinto di averlo capito senza esserci riuscito.
Perché ti dico questo?
Perché in Italia 1 persona su 2 è analfabeta funzionale.
Si, non ti guardare intorno, potresti essere proprio te! E a pensarci bene, se hai un fratello, o te o lui potreste esserlo! Per cui è il caso che tu legga molto attentamente questo articolo, perché magari sei di quei pochi fortunati, la metà della popolazione, che potrà capirlo. O sei di quell’altra metà che penserà di capirlo e quindi sarà convinta di essere dell’altra metà che pensa di essere migliore della metà… Da fonte Wikipedia, che al momento è la fonte più autorevole al mondo nonostante si tratti di una enciclopedia scritta dai propri utenti (e questo già dovrebbe far pensare al rischio che corre se scritta da degli Italiani).
Dai scherzo…

“L’UNESCO definisce dal 1984 l’analfabetismo funzionale come «La condizione di una persona incapace di comprendere, valutare, usare e farsi coinvolgere da testi scritti per intervenire attivamente nella società, per raggiungere i propri obiettivi e per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità».
In sintesi una persona che sa leggere e scrivere può non comprendere cosa gli viene detto o cosa legge. L’Unesco infatti, già dal 1984, comprese che non bastava una alfabetizzazione base, ma ne serviva una complementare per poter realmente creare un cittadino capace di comprendere il mondo.
Non hai capito? Lo rispiego dai.
L’Unesco capì che se tu sai leggere e scrivere, non è detto che davvero capisca cosa l’altro possa dire. In sintesi era necessario sviluppare non solo la capacità di leggere e scrivere, ma anche sviluppare la capacità di utilizzare tali skills nella realtà quotidiana, ovvero di poter partecipare attivamente ed efficacemente a tutte le attività umane di un certo tipo.
Ti faccio un esempio: a 18 anni, quando hai votato presumibilmente per la prima volta, cosa sapevi del voto? Di Camera e Senato? E quanto ne sai ora? Se per guidare prendi la patente, e studi (si fa per dire), perché non prendi una patente per votare? In fondo il voto è più importante della guida, o no?

Per poter meglio comprendere cosa sia questo Analfabetismo Funzionale è necessario differenziarlo dall’Analfabetismo Puro (detto strumentale).
Se una persona completamente analfabeta non è in grado di leggere o scrivere, di contro, una persona funzionalmente analfabeta ha una padronanza di una base dell’alfabetizzazione, sa svolgere semplici calcoli matematici e riesce a comprendere il significato delle singole parole, ma è carente nel ricollegare tutto
il quadro di un discorso complesso.

Schematizzando un po’, un analfabeta funzionale si distingue per le seguenti caratteristiche:
a) incapacità di comprendere adeguatamente testi o materiali informativi pensati per essere compresi dalla persona comune;
b) scarsa abilità nell’eseguire semplici calcoli matematici, ad esempio riguardanti la contabilità personale o il tasso di sconto su un bene in vendita;
c) ha una conoscenza degli episodi storici, sociali ed economici superficiale e legata alle esperienze personali o di persone vicine;
d) ha un largo uso di stereotipi e pregiudizi, intesi come idee o convinzioni mai verificate nel dato concreto;
e) crede a tutto quello che gli si dice, specie le fake news.

Ora, detto tutto ciò, secondo la definizione del Rapporto Piaac-Ocse, che non sto qui a spiegare cosa è, un analfabeta funzionale non riesce a “comprendere, valutare, usare e farsi coinvolgere con testi scritti per intervenire attivamente nella società sviluppando le proprie conoscenze e potenzialità”. Cosa vuol dire? Che in sostanza è una marionetta. Quello che gli vuoi far credere, lui crederà.
Ed ecco che giungiamo al primo punto tragico.

Analfabeti funzionali in Italia

In Italia il 47% degli individui è analfabeta funzionale. Non lo dico io, lo dice lo “Human Development Report” del 2009, con un indice calcolato tra i Paesi dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE, dai te l’ho detto alla fine!). 47%, vuol dire uno su due, come ampiamente spiegato all’inizio. Vuol dire che se lavori in un ufficio la metà dei tuoi colleghi è pressoché inutile o quasi. Sapranno tutto di economia, di diritto, di psicologia, ma al di fuori del loro ambito sono delle perfette marionette in mano a chi non è nella loro condizione.
Allora uno dirà “ma chi sono questi analfabeti in Italia? Come faccio a riconoscerli?”
Secondo l’Osservatorio Isfol, che ha tracciato un identikit del soggetto nell’articolo “I low skilled in Italia”, l’analfabeta funzionale non è solo il non laureato o il morto di fame del sud, vecchio e rincoglionito (come gli stereotipi ci farebbero dire), ma è una categoria che opera trasversalmente. Di fatti di tutti gli analfabeti funzionali, ovvero del 47% della popolazione italiana (è bene ricordarlo), solo il dieci per cento è disoccupato, di solito fanno lavori manuali o routinari, poco più della metà sono uomini e uno su tre è over 55. Sono concentrati tra sud e nord-ovest del paese (quindi tra una zona a basso tasso di industrializzazione, ed una ad alto tasso).
In realtà, il risultato più interessante, e che in parte va contro quello che ho detto poche righe prima, è che oltre ai 55 anni si ha un impennata di questo fenomeno dovuto al cosiddetto analfabetismo di ritorno. In sintesi superata una certa età le persone effettivamente si rincoglionisco, funzionalmente parlando, ma non perché sono vecchie e rincoglionite, ma per altri motivi che ora andrò spiegando e che sono comuni a tutte le fasce di età.
In sintesi, come infatti dichiarato da Simona Mineo, ricercatore Inapp (e non ricercatrice, perché in Italiano esistono i sostantivi femminili e maschili, altrimenti l’autista uomo dovremmo chiamarlo autisto), non si tratta in questo caso di persone incapaci di leggere o fare un conto, ma piuttosto di persone privedelle competenze richieste nella vita quotidiana legata ai linguaggi delle nuove tecnologie”. In sostanza una vita passata a lavorare in un ufficio rischia di tagliare fuori dal mondo ogni tipo di lavoratore, e conseguentemente, in età pensionistica, di non capire più molto di cose succede nel mondo reale, rimanendo ancorati a stereotipi e convinzioni prive di fondamento, ma comode e psicologicamente confortevoli.
Detta meglio, a te che potresti essere un analfabeta funzionale, non hai voglia di leggere un cazzo, per cui la prima minchiata che trovi e che risponde al tuo micro pensiero la fai tua. Il bello di questo fenomeno, come conferma Friedrich Huebler, esperto di alfabetizzazione dell’Unesco, è che «senza pratica, le capacità legate all’alfabetizzazione possono essere perse anno dopo anno». Questo significa che anche un perfettamente alfabetizzato può perdere questa capacità. E da qui essere un analfabeta funzionale di ritorno.

Danni alla società

Ogni analfabeta funzionale è un danno vero e proprio per la società.
Uno studio pubblicato dal “Northeast Institute” nel 2001, intitolato “Literacy at Work”, ha rilevato che le perdite economiche attribuibili a carenze di abilità di base, riconducibili all’analfabetismo funzionale, ammontano a miliardi di dollari all’anno. In base a tale ricerca, i Paesi con livelli inferiori di analfabetismo funzionale tendono ad essere quelli con i più alti livelli di alfabetizzazione scientifica tra le classi inferiori dei giovani che stanno terminando l’università. Cosa significa? Significa che nelle scuole si svolge il ruolo fondamentale per garantire che un cittadino sia capace di comprendere ogni testo e informazione ricevuta, e renderlo un soggetto capace all’interno della società. E non è un problema da niente. Coloro che sono analfabeti funzionali possono essere soggetti a intimidazione sociale, rischi per la salute, varie forme di stress, bassi guadagni ed altre forme associate a questo status.
Inoltre, e forse è il dato più interessante, è molto alta la correlazione tra crimine ed analfabetismo funzionale. Si stima che solo negli USA, più del 60% degli adulti nelle carceri federali e statali è funzionalmente o marginalmente analfabeta, e che l’85% dei minorenni che delinquono hanno problemi di analfabetismo di base.

Fake News

Umberto Eco, non un coglione qualunque, disse nel 2015 che «I Social Media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli». Io non ero proprio d’accordo, anzi pensavo che fosse giusto che ognuno potesse dire la sua, ma ho sbagliato alla grande.
Pochi anni prima avevo visto il film “Idiocracy” e pensavo che fosse davvero divertente. Visto oggi, con gli occhi di oggi, è terribilmente drammatico. Dare la parola ad un imbecille significa che può potenzialmente creare e diffondere ulteriore imbecillità. E questo è evidente sopratutto su Facebook, dove il binomio ‘analfabetismo funzionale feat. Social Network’ esplode nella sua evidenza. Se infatti consideriamo il tempo necessario per leggere una fake news, verificarla, ed eventualmente condividerla in contrapposizione con il semplice dire “sono d’accordo e clicco per condividere”, ci rendiamo conto che Facebook è il terreno perfetto del perfetto analfabeta funzionale che vuol apparire informato.
Il meccanismo è semplice. Diffondo una notizia falsa, ma che risponde esattamente a quello che la massa vuole sentirsi dire. Scrivo a titolo gigante la sintesi della notizia, del tipo “La Juve ruba gli scudetti, CLICCA PER CONDIVIDERE” ed il gioco è fatto. So per certo che metà Italia sarà d’accordo con me, perché tutti odiano la Juve, tranne gli Juventini. L’analfabeta funzionale non si preoccuperà di verificare la notizia, perché quella notizia che ha letto in maniera fugace e totalmente falsata. Gli sta bene! È quello che vuole sentirsi dire e che lo rassicura. Ciò comporta che gli analfabeti funzionali sono perfetti per far proliferare fake news che non riusciranno ad essere smentite per il semplice fatto che smentire una notizia falsa implica “leggere” un articolo di smentita.
Gli analfabeti funzionali, vista la loro scarsa capacità di riconoscere le informazioni corrette da quelle false o distorte, diffonderanno a profusione notizie farlocche per il semplice gusto di dire la propria, senza capire di diffondere una serie di storture informative che danneggiano un sistema. Al tempo stesso però sono convinti che chi gli dirà che stanno dicendo cazzate sono dei nemici del libero pensiero. E anche se avessero un dubbio, gli farebbe fatica verificarlo. In sintesi sono al livello di un bambino. Non riescono a capire la realtà. Vedono solo la loro. Ed il problema diviene enorme nel caso di disinformazione legata a temi medico-sanitari (vaccini, omeopatia o terapie alternative in genere), dove spesso, e non sempre, vengono sollevati polveroni smentiti da statistiche e dati incontrovertibili, se li sapessero leggere.

La diffusione invece di notizie false basate sui pregiudizi verso alcune categorie di persone (per etnia, religione, orientamento sessuale..) può portare alla
diffusione di atteggiamenti discriminatori e emarginanti nei loro confronti, il che comporta politiche di esclusione delle stesse categorie ed emarginazione sociale che altro non porta ad ulteriore aggravarsi della situazione sociale.

Democrazia vs Oclocrazia

Ed arriviamo al punto cruciale. Come possiamo uscirne?
Si dice che siamo in una Democrazia, e che quindi tutti devono poter dire la loro. Ma già tra gli antichi greci la parola “Democrazia” era trattata in maniera
ostile. Platone, nella sua “Politeia”, ne da un giudizio negativo, sostenendo che il governo dovrebbe essere tenuto dai filosofi, in una sorta di Tecnocrazia, ovvero un governo di tipo Oligarchico, cioè dei migliori, nel senso di ‘portatori sani’ di “conoscenza”.
Di avviso simile è Aristotele, che ne ravvisa le stigmate della tirannide (vedasi il nazismo ed il fascismo, nate dall’approvazione della massa).
Polibio, in epoca latina, nelle sue “Storie” (libro VI) distingue tra democrazia ed oclocrazia. «Finché sopravvivono cittadini che hanno sperimentato la tracotanza e la violenza […], essi stimano più di ogni altra cosa l’uguaglianza di diritti e la libertà di parola; ma quando subentrano al potere dei giovani e la democrazia viene trasmessa ai figli dei figli di questi, non tenendo più in gran conto, a causa dell’abitudine, l’uguaglianza e la libertà di parola, cercano di prevalere sulla maggioranza; in tale colpa incorrono soprattutto i più ricchi. Desiderosi dunque di preminenza, non potendola ottenere con i propri meriti e le proprie virtù, dilapidano le loro sostanze per accattivarsi la moltitudine, allettandola in tutti i modi. Quando sono riusciti, con la loro stolta avidità di potere, a rendere il popolo corrotto e avido di doni, la democrazia viene abolita e si trasforma in violenta demagogia».
In base alle sue parole, l’oclocrazia è considerata come una degenerazione della democrazia, dove il potere del Popolo, dotato di un’autocoscienza storica, si tramuti ora in potere dell’ochlos, ossia di una moltitudine priva di qualsiasi tipo di reale comprensione e preda degli intenti dominanti dei vertici governativi. In una situazione simile la massa si illude di esercitare liberamente un proprio pensiero, trasformata ormai in “strumento animato” di una o più personalità ai vertici dello Stato, che la “seducono” anche distribuendo denaro e beni materiali di ogni genere. In tal modo il cittadino crede di soddisfare dei bisogni, ma in realtà è indotto a crederli tali. I veri problemi spariscono, soppiantati da falsi problemi.
La lotta a corruzione, mafia, evasione, viene sostituita dalla lotta al clandestino. I numeri dicono che il clandestino incide in modo infinitesimale rispetto alle altre tre voci in una società, eppure è il primo problema. In una situazione di questo tipo lo Stato è alla deriva, e ogni cambio di Governo sarà totalmente privo di finalità democratica reale.
Quanto ti sembrano reali le parole di Polibio oggi?
Come uscirne?

Leggendo! Una delle domande principali che ha posto la Piaac è «Quanti libri avevi nella libreria di casa quando avevi 16 anni?». Ecco, la maggior parte degli analfabeti funzionali cresce in famiglie dove erano presenti meno di 25 libri.
«L’assenza di un livello base di competenze – racconta Simona Mineo – rende difficili ulteriori attività di apprendimento», tanto da portare le competenze dei giovani con background fragili a «invecchiare e deteriorarsi nel tempo», rendendo per loro sempre un miraggio «l’accesso a qualsiasi forma di apprendimento».
Per evitare quindi un tale declino è necessario capire come famiglia, età, istruzione e lavoro, nell’intero corso della vita di ognuno, possono determinare
l’acquisizione o la perdita di quelle capacità che ci fanno capire come funziona il mondo e che ci fanno relazionare veramente agli altri.

Per cui inizia a leggere un libro. Regalane altri. E forse qualcosa cambierà. Sempre che hai capito tutto quello che ti ho detto.

 

Matteo Madafferi

Share Button
More from Matteo Madafferi

Amaury Cambuzat (Ulan Bator): intervista esclusiva!

Un grandissimo protagonista della scena alternative a ridosso fra l'Italia e la...
Read More

5 Comments

  • tanto a decantare questa democrazia…..ma?!
    comunque e’ un dramma davvero! soprattutto legato al discorso dei social…..
    bellissimo articolo. grazie Madaferi……si tratta certamente di un problema prioritario

  • e’ una vera piaga questo problema .concordo con Eco
    è chiaro anche perchè un governo come quello attuale attecchisce in un popolo analfabeta come il nostro. in fondo il razzismo stesso è indice di una abbassamento del livello della comunicazione politica

  • indubbiamente se caliamo un articolo del genere sulla situazione attuale nostrana ne nasce un botto a dir poco preoccupante. il fatto è che è proprio da noi che va calato, visti i dati qui riportati.
    non è sempre vero che riconoscere le fake news sia facile, dipende dalle tematiche. ma rimane il fatto che è proprio l’assenza di approfondimento ciò che aggrava di più la comunicazione,il dibattito e non solo…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.