Antinomie etiche sulla chiusura dei porti

Si parla ancora, e lo si è fatto soprattutto nei mesi passati, della chiusura dei porti. Voi cosa provate a riguardo? Immaginatevi di essere in fuga, e mentre state scappando vi vedete chiuse le porte in faccia: cosa provereste?

Paura, morte, una vita fatta di stenti e di sola sopravvivenza: forse è questo quello che provano i migranti ed è questo ciò che li spinge a fuggire dalla loro casa e a rifugiarsi in Europa.

Inquadramento del problema

Ma davvero la questione risiede solo nel loro Paese? In questo caso si può dire che i panni sporchi vanno lavati in casa propria? Oppure ci sono motivazioni più profonde che dovrebbero farci mettere in moto per trovare una soluzione?

Non voglio fare facili sentimentalismi, non voglio fare il difensore assoluto dei diritti umani e quindi degli obblighi morali perché sono giusti e basta, ma voglio farvi capire perché sono giusti e perché si deve trovare una soluzione al problema che non sia quella di chiudere i porti giacché sarebbe come chiudere la porta in faccia ai nostri cugini.

Insomma vorrei mostrare come è biologicamente inammissibile la scelta del #chiudiamoiporti.

A questo proposito basta studiare un po’ di antropologia per capire e diventare un po’ più tolleranti. La scelta di chiudere i porti è insostenibile così come era insostenibile la pretesa di sterminare gli Ebrei poiché considerati una razza inferiore. Perché insostenibile? Perché il concetto di razza è venuto solo dopo e alle radici della natura umana in realtà non c’è alcuna differenza.

Mi spiego meglio.

Nascita del concetto di razza

Cominciamo col dire che il paragrafo del libro da cui sto attingendo le notizie si chiama “La razza: un errore scientifico e un abominio sociale” e quindi già il solo titolo dice molto. Ma presentiamo il contenuto.

Il genere umano presenta un grande variabilità, vi trovate? Come diverso è il colore della pelle, per esempio. Per indicare questa variabilità, è stato usato il termine “razza”. Questo termine solitamente viene utilizzato per indicare le differenze genetiche, quindi più profonde, che distinguono un essere da un altro. Ma per l’uomo si può usare il termine “razza”? Possiamo usarlo anche per il genere umano?

Abbiamo parlato di varietà e variabilità, non differenza se ricordate: quindi già possiamo pensare che forse sia un uso improprio.

Andiamo avanti.

Utilizzo del termine “razza”

Il termine “razza” è stato usato per la prima volta nel ‘500 ed è entrato nel linguaggio specificatamente scientifico nel ‘700. Che è successo in quel secolo? Si è fatta l’ipotesi della razza, dividendo il genere umano in cinque razze diverse, tuttavia è venuta a mancare la sperimentazione.

Il metodo scientifico prevede che all’ipotesi faccia seguito una verifica, che porta così alla validazione o rifiuto di tale ipotesi. Questo non è stato fatto per quella ipotesi, così ci siamo portati dietro la convinzione inesatta che la razza fosse un dato scientificamente dimostrato.

Per farla breve, il termine “razza” a livello biologico non ha alcun significato e riscontro: c’è variabilità, legata all’interazione dei geni con l’ambiente, ma non una vera e propria differenza biologica. Questo è stato dimostrato dallo sviluppo della Genetica nel corso del ‘900.
Se ad esempio prendiamo il colore della pelle, vediamo che in realtà gli appartenenti a un gruppo di persone con la pelle chiara contiene alcuni con un colorito più scuro. Non è possibile quindi distinguerli completamente dal gruppo di quelli con la pelle scura, perché in quel gruppo sono presenti persone con la pelle più chiara. Abbiamo così che gli appartenenti al primo gruppo che hanno un colorito più scuro si sovrappongono a quelli che, appartenendo al secondo gruppo, hanno un colorito più chiaro: questo è un andamento che potremmo definire a campana.

Ma c’è dell’altro oltre a questo? Sì, c’è.

Poligenismo: sì o no?

Il poligenismo è quella teoria per cui esistono diverse razze perché discendiamo da gruppi diversi. Come il concetto di “razza” anche il poligenismo è stato falsificato: discenderemo tutti da un unico gruppo africano (pensate un po’! È proprio da dove vengono quelli a cui vorremmo #chiudereiporti) che poi si è andato distribuendo nelle diverse parti del globo dando vita a mutazioni genetiche, quindi evolutive, che gli hanno permesso di sopravvivere nei diversi ambienti.

Siamo tutti africani

È stato elaborato un modello chiamato “Fuori dall’Africa” che spiega che da quel gruppo originario sarebbero venuti fuori dei gruppi che si sono distribuiti nelle diverse zone della Terra e hanno dato vita alla differenziazione morfologica per una serie di modificazioni genetiche, che ricordiamo sono casuali e legate all’ambiente circostante.

Analizzando il DNA mitrocondiale, cioè quello che si eredita per via materna, si è visto che questo compariva tanto nella nostra “razza” quanto in quella africana per esempio.

In realtà noi europei presentiamo con gli africani una maggiore parentela, perché i nostri antenati sarebbero venuti via dall’Africa solo più tardi, rispetto per esempio ai gruppi che hanno abitato l’Oriente.

Inaccettabilità della #chiusuraporti

Dopo tutto questo quindi pensate ancora che #chiudereiporti sia una cosa fattibile? Rinnegare i nostri “fratelli” non è ammissibile in ogni senso!

Ok, ci sono altri problemi: economici, di delinquenza, etc.. ma a parte che non è detto che l’Italia non incorrerebbe in sanzioni economiche se davvero decidesse di chiudere i porti, e che anche in Italia è presente la delinquenza, oltre al fatto che siamo noi a vendere le armi a quei Paesi da cui poi i profughi, giustamente, fuggono… davvero il problema si risolverebbe chiudendo gli occhi e girandosi dall’altra parte? Io credo che il problema rimane comunque, non scompare mica facendo così.

Vogliamo evitare che si accumulino tutti i migranti su un unico territorio? Bene, organizziamo un censimento e distribuiamoli su tutto il territorio italiano, così evitiamo che si aggreghino in un sol punto e facciano gang. Lo stesso discorso se si ragionasse per trovare una forma di accoglienza e soccorso e poi modalità per ridistribuire in tutta Europa questi poveri disgraziati, in modo rapido, funzionale e a basso costo.

Ci sono tanti esempi di accoglienza: è possibile non riuscire a farlo su larga scala? Come abbiamo visto, è proprio a livello genetico che non si può scegliere di #chiudereiporti e che la tolleranza e l’accoglienza sono obbligatorie, c’è quindi la vera necessità di trovare un’altra soluzione. A questo punto dovrebbe essere chiaro, no?

 

Roberto Morra

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5 Comments

  • Pensavo che al giorno di oggi il razzismo fosse ormai solo una discriminazione socio-culturale, ma concordo con R.Morra nel sottolineare le basi, comprese le discriminazioni etniche e specificatamente razziali. Fa sempre bene rimarcare la stupidità di certa gente

  • ma il discorso credo non sia solo questo!
    Roberto ricordandoci che siamo tutti la stessa razza sottolinea, oltre alla stupidita’ di fondo dell’odio razziale, l idea che fare leggi o politica senza includere eticamente il soccorso a tutti, indistintamente dalle differenze… è sbagliato in primis a livello proprio politico.
    l uguaglianza umana non puo’ essere assoggettata alle diversita’ nazionali !!!!

  • davvero il problema si risolverebbe chiudendo gli occhi e girandosi dall’altra parte?
    ecco, dopo aver riportato questi studi scientifici che ormai dovrebbero essere di senso comune, qui Morra arriva al punto del problema….. no, appunto, il problma non si risolve lasciando morire i nostri fratelli davanti le nostre spiagge

  • siamo tutti africani, tutti neri, tutti fratelli… no, non si puo’ lasciar morire i nostri fratelli davanti le nostre spiagge
    grazie Morra per questo interessante post

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