Abecedario di geometria a cura di Shamrat

Opera di scrittura creativa ed elaborazione fotografica di Edoardo Vitale

Alcune cose sconclusionate prima di iniziare.

 

L’ambientalismo è l’ultimo brandello di coscienza collettiva che ci è rimasto. Giusto un brandello, madido, sudicio, usato. Un po’ inquinato. Città ostile. Pensavo.

E’ in ritardo l’angoscia. Uno schema prefigurato, andato fuori tempo.

 

L’amore spesso è indebolito dalle calamità della vita.

 

Bene.

 

Due mesi fa mi sono iscritto in palestra, abbonamento annuale, tutto compreso, compresi un sacco di “super”, “extra”, “mega” prima di ogni parola pronunciata dalla tipa all’ingresso. Oggi ci sono stato per la prima volta. Sono entrato negli spogliatoi. Mi sono cambiato. Ho indossato la mia tenuta sportiva composta da: maglietta dei Griffin, storico regalo del viaggio a Londra nel 2006 di Biondo e Sandro. Costume sfondo verde acqua con fantasia di palme e donne hawaiane stilizzate, comprato qualche anno fa ad Amsterdam e che non ho mai avuto il coraggio di indossare al mare. Calzettone in spugna con bordino giallo-grigio, con l’elastico un po’ allentato. Sbrillentato, come dice mio padre.

Ho tirato dritto fino alla sala pesi. Ho fatto un’inversione a U e sono rientrato negli spogliatoi. Ho preso le sigarette e sono andato a fumarne una passando per l’uscita di sicurezza che dà sul retro.

Mi sono fatto la doccia e me ne sono andato.

Una doccia super-mega-extra. Mi è tornato in mente Claudio, un coglione sfigato con il quale ho lavorato per due giorni in un ristorante prima di essere licenziato. Era il classico trentenne calvo e brutto, con le gambe tozze. Un cuoco da quattro soldi che aveva avuto la forza di trovare una ragione di vivere spalando infondo alla merda che circondava la sua vita. Non chiedetemi quale sia la ragione di vita in questione, ma una ne avrà pur avuta, se ancora non si era sparato in bocca.

Mi stava simpatico e tra i vari argomenti di raffinato spessore intellettuale dei quali ho avuto la fortuna di disquisire con lui mentre friggevo patatine c’era il discorso dei tipi che se ne stanno per troppo tempo con l’uccello di fuori negli spogliatoi della palestra. Persone normali, che negli spogliatoi delle palestre fanno tutto quello che fanno tutti gli esseri umani in ogni luogo del mondo in qualsiasi momento a caso del Tempo universale. Però con l’uccello di fuori. Telefonate di lavoro, parole crociate, l’albero di natale.

Io per fortuna non ne ho incontrati.

 

Sono tornato a casa, ho preparato la cena ed ho messo il dvd che avevo comprato in mattinata alla bancarella di un cingalese.

Compilation dei gol più strani su impossibili schemi da calcio piazzato.

 

Geometrie riuscite alla perfezione. Iniezioni di fiducia.

Unica bussola nel cabotaggio incostante della mia esistenza.

Non bastasse piove.

di Edoardo Vitale

 

Foto: “8bis”  -di Edoardo Vitale 

 

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