Caro amico ti scrivo

Ciccio, dimmi qualcosa che mi convinca a sciogliere quel nodo scorsoio che ho attaccato alla trave...

Lettera a          Strnzxsspoxyrvm

del Pianeta      ERSCVBERE XXYZ008

 

Ciao Ciccio, scusa se abbrevio un po’ il tuo nome. Non ci sentiamo da molto tempo, non vorrei ti fossi dimenticato di me. Ricordo ancora quando ci siamo incontrati la prima volta: ti ho sorpreso mentre sguazzavi beatamente nella mia piscinetta, al chiaro di luna. Lì per lì mi sono quasi incavolata, poi quando ho visto la tua strana pelleverde e le tue manine palmate mi è sorto il dubbio su chi tu fossi, dubbio subito fugato dalle tue parole… beh, insomma, ti sei fatto capire, diciamo.

Ora ho davvero bisogno della tua saggezza, della tua calma placida, della tua imperturbabilità, perché sento che la mia pazienza si sta esaurendo. Sono successe parecchie cose, da quando sei partito, e un tuo consiglio, un tuo parere mi sarebbero di conforto.

Ricordi quando ti ho parlato di Monti? Quello che tu chiami Merdu-Minchion? Sì, quello che ha formato un governo di tecnici, che tu chiami profestranzi. Bene, cioè male, questo governo riesce a farmi incaz…volare ogni giorno sempre di più. Ma lo sai che il nostro PIL è diminuito del 2% e che il debito pubblico è passato dal 120% al 126 e rotti %? Lo so che forse non te ne può fregare di meno e forse potrei fregarmene anch’io, il fatto è che il Merdu-Minchion non passa giorno che non proclami di essere il salvatore della Patria. Per non parlare di una dei profestranzi, tal Fornero, quella che tu chiami Fornezoccol, che riesce a collezionare una serie infinita di castronerie. Per esempio ha definito i giovani “choosy“, schizzinosi insomma (i profestranzi non sanno parlare la nostra lingua), ha dichiarato che bisogna sapersi accontentare di un lavoro quale che sia. Infatti la figlia della Fornezoccol lavora nella stessa Università della mamma e non sta certo lì per pulire i cessi. Poi, dal momento che il Merdu-Minchion ha detto che per via della crisi e della spending review necessaria (revisione di spesa, te l’ho detto che questi non sanno l’italiano!), i malati di SLA dovranno pagarsi medicinali e assistenza di tasca propria, lei, la Ministronzu, spazientita dalle proteste, ha dichiarato: «Ma che vi credete, anche un ministronzu ha una vita difficile!» Più o meno testualmente.

Ah, inoltre, tutto il ciarpame parlamentarume si prepara oggi alla campagna elettorale, che se non fosse piena di letame sarebbe anche una buona cosa, almeno nei Paesi dove vige la democrazia. E  tutti che sgomitano, che si danno spintoni e si prendono a sputi più o meno infetti, schiaffi e pugni e denunce e cariche della polizia e manganelli… scusa, ho fatto un po’ di confusione. Comunque tutti vanno di corsa dal chirurgo più vicino per ricostruirsi l’imene che si sono strappati nell’orgia di potere, tutti a cercare la verginità perduta dall’era dei brontosauri. E allora giù con le primarie e le secondarie… “e sono meglio io, e vengo anch’io, e no tu no, e manco ti dico perché perché tanto è no!”.

Insomma, una confusione di braccia e gambe e culi che non ti dico, tutti che cercano di incatenarsi alla poltrona più vicina e chissenefrega se è ancora calda del culo di quello che c’era prima (magari anche tinta di uno strano marrone). Nel frattempo un club di ricchi sporcaccioni che si masturbano l’un l’altro, bavosi e bramosi di prendersi le chiappe di tutto l’orbe terraqueo, si ritrovano in quel di Roma per discutere su come usare i cetrioli dei quali si avvalgono, avendo sotto la cinta solo un velo pendulo, tra un drink e qualche tartina, aspettano che la torta sia matura per spartirsi amabilmente le fette. Tutto questo mentre sul web impazza un deficiente itterico e furbacchione che s’è inventato uno stile “gangnam“, balla come un posseduto e canta a quanto pare come una sirena, dal momento che è riuscito, mirabile dictu, a far scendere in piazza 30.000 baldi giovini in un batter di ciglia, o meglio in un batter di tasti sul computer. E grazie al passaparola sui social network si sono detti: ma sì, andiamo a ballare, ma sì.. fanculo la crisi, la dittatura della troika, che poi si scrive troia, ignoranti voi media! Ecchecavolo, studiate, invece di stare a scrivere minchiate tutto il giorno! Che poi, detto tra noi, non c’hanno tutti i torti: di minchiate se ne vedono tante, scritte sui vari giornalucoli pagati da noi ma che, curiosamente, scrivono ciò che fa comodo a tutti gli altri. In men che non si dica, fra un tripudio di i-phon, i-pod, smartphon e, per chi non ne aveva, di phon (che coi capelli in piega sai che figurone su feisbuk!) sono scesi in piazza a ballare, a cantare, felici di poter dire io c’ero, alla moda di feisbuk. Perché, tu Ciccio, non sapevi che è di moda scassare gli accenti, scassare le palle e scrivere a pene di segugio? Retrogrado!

Mentre la nostra bella gioventù si sollazza al ritmo del deficiente itterico, un’altra bella fetta dell’italica gente si trastulla col telecomando della tivù e, panza all’aria sul divano, apre tutti i pori, spalanca l’unico neurone che gira insieme al moscone solitario nella capoccia, e assorbe beatamente tutte le balle che escono dallo schermo. A tratti si risvegliano dal torpore richiamati all’attenzione da una farfallina finita stranamente su una patatina che più fritta non si può, oppure attratti irresistibilmente dalle corna che ha messo chi a chi, disperati per l’assenza della casa da spiare dal buco nero dell’ellecidì da 80 pollici piazzato come un Monet al centro del muro nel salotto buono (con ancora su il cellophane per proteggere le poltrone comprate all’Ikea).

Va bene, molti anziani vanno a fare la spesa nei cassonetti, litigando coi topi per accaparrarsi la foglia più verde d’insalata, altri più o meno anziani rubano una fetta di prosciutto o il latte per il figlio, gli esodati devono schiattare e non rompere le palle, ma che ce frega, finché si può si possono fare i buffi per comprare il tablet, e finché il Merdu-Minchion si fa le canne raccontando che vede la luce, va tutto bene. Così, mentre quelli che hanno 80 pollici e non se li ficcano dove non batte il sole sgranocchiano i popcorn. Sugli schermi va in onda il film delle alluvioni, delle devastazioni, dei terremoti che stranamente, quasi che rispondano ad un segnale prestabilito, si scatenano tutti insieme.

 

L’altro giorno, ti confesso Ciccio, mentre infuriava un temporale spaventoso, gli occhi mi sono andati al cielo nero e ho creduto di scorgere quattro strani cavalli colorati… quasi mi cadeva di mano il tablet col calendario Maya… oh, Ciccio, il mio tablet è proprio quello che dice la parola: una tavoletta di legno recuperata in cantina che io incido e poi cancello, per scrivere (la carta costa troppo). Dimmi qualcosa, dammi un tuo parere, una parola di conforto! Qui tra i ladri che rubano ad altri ladri, gente che fa finta di accapigliarsi in tivù e poi si bacia in bocca per metterlo in quel posto a noi, non ci si capisce più un accidenti! E poi l’influenza che anche quest’anno è generosamente ed equamente offerta e distribuita dagli spacciatori di chimica, i vaccini, prodotti dagli stessi benefattori, ritirati e poi rimessi sul mercato (strano, vero? Magari avevano dimenticato di aggiungere un pizzico di cicuta, poca eh, giusto quel tanto per dover comprare altre medicine).

Insomma, Ciccio, io non gliela faccio più. Ma sei sicuro che sulla tua astronave non c’è posto? Io sono di miti pretese, mi accontento anche di uno strapuntino, posso pure fare il viaggio in piedi, peggio dei treni regionali non può essere! Ti prego, dimmi qualcosa che mi faccia sciogliere quel nodo scorsoio che ho attaccato alla trave… Spero che tu mi risponda al più presto. Ciao, o, come dite voi: “stfgjkl ibvvlepejeennhyvyvfbnmkcicuchfbfjslaò<lsiruffhbvbb n n

 

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 Stefania Giacarelli

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