Se c’è una cosa che è immorale è la banalità

Risposta di un vegano ad accuse false e tendenziose

Caro Matteo,
non mi conosci e nemmeno io conosco te, credo che entrambi viviamo le nostre vite piuttosto bene così. Ti scrivo questa lettera aperta per via di un tuo articolo, quello secondo cui i vegani non sono etici.
Si, proprio quello.
Sai, io sono vegano e lo sono, indovina un po’… per ragioni etiche. Ma, guarda, di solito evito di parlarne, non faccio proselitismo e cerco di evitare di entrare in discussione con chi mi prende costantemente per il culo per la mia dieta, con chi si erge a esperto di bioetica o a chi improvvisamente trova un interesse estremo e polemico sulla fonte da cui traggo le proteine. Ti dico un altro paio di cose, sono specista, ma nel senso che credo nelle differenze e non ritengo giustificabile il discorso della superiorità e della disponibilità che ne derivano. Il fatto di vivere in un mondo antropocentrico non mi dà il diritto di massacrare nel peggior modo un essere che vive confinato tra le sbarre per tutta la sua scarsa e misera esistenza. Un po’ come quelli che qualche secolo fa dicevano che non era giusto prendere gente dall’Africa e metterla nei campi di cotone perché la loro pelle era di un colore diverso. È ovvio che si è più sensibili (neanche sempre) verso il codice genetico più vicino e che si è toccati dalle vicende di animali più familiari, però, sebbene sia lungi da me dire che una mucca e un essere umano siano la stessa cosa, credo ci voglia rispetto per la vita, di tutti, della mucca e dell’essere umano, e questa è una cosa etica.
Ovviamente il tuo articolo ha dato altri poveri strumenti ai tantissimi crociati contro il veganesimo, grazie, guarda, c’era un assoluto bisogno di ulteriore populismo, immagino che i click saranno schizzati alle stelle, buon per te e per il tuo editore, mi chiedo solo quale sia il livello della tua onestà intellettuale e non so quale delle due risposte mi spaventi di più.
La sopracitata onestà intellettuale è quella cosa che ha fatto si che chi mi ha segnalato il tuo articolo mi ha poi inoltrato un articolo di risposta in cui non ne esci molto bene (e che ho letto dopo aver scritto una prima bozza di questo), che puoi trovare qui.
Faccio un paio di premesse: la prima è che vegani lo si può essere per tante ragioni e poi che “etica” è una parola bellissima e magari chi la usa almeno si pone il problema di affrontarla, magari al meglio delle sue possibilità.
Avendo un certo piacere nella scrittura devo ammettere che è anche un articolo furbo (ma non ben scritto)… è accattivante, ammiccante, ironico il giusto e documentato quanto basta (ma solo per sostenere le tue assurde tesi a un pubblico qualunquista e con pregiudizi), prendi dei casi che vanno dritti alla pancia (orgogliosamente onnivora) dei lettori e ti compiaci dalle tue righe dell’effetto di sdegno che provocherai.
C’è anche un però, anzi, ce ne sono diversi.
Partiamo dal più evidente: “perché un vegano si ritiene più etico?”; se ti fossi posto la domanda… anzi, no, credo che tu sia abbastanza intelligente e che tu abbia deliberatamente evitato di considerarla poiché parlare dei milioni e milioni di soprusi, stupri, uccisioni e torture, parlare della crudeltà e dell’insensatezza del comportamento umano verso quello animale avrebbe mesmerizzato in un attimo ogni tua argomentazione.
Così come una disanima imparziale sull’utilizzo delle risorse e l’impatto sul pianeta e sui diversi ecosistemi che lo compongono.
Ma che fine avrebbero fatto tutti i tuoi click?
Per non parlare della fatica che avrebbe comportato fare delle ricerche vere, per quelle serve carattere e deontologia professionale, e nel tuo articolo vedo una certa carenza di entrambi.
Comunque, tralasciamo il rapporto tra uomo e animale e parliamo solamente di quello che vuoi tu, siamo faziosi, proprio come vuoi tu (che sei più indie di Cruciani, ma…) e prima di tutto vorrei chiederti se solo i vegani mangiano avocado, anacardi e quinoa, perché ti assicuro che conosco molte persone che le mangiano e solo una ristretta minoranza è vegana (io stesso ne faccio un utilizzo a dir poco esiguo). Il problema è che alcuni alimenti sono un trend, una mera moda; adesso il mangiare sano è importante ed è figo e per qualche motivo avocado, quinoa e anacardi sono associati all’alimentazione sana (poi il guacamole si mette sopra o in mezzo alle peggio schifezze… sai quanto ne viene consumato nel mondo? E sai che di solito si mette su pietanze non vegane?).
Ti assicuro che il problema non è il veganesimo, ma le mode che cambiano i meccanismi di domanda e offerta e conseguentemente dei costi dei prodotti e dello sfruttamento di chi, quei prodotti li lavora con poco o nullo potere contrattuale.
Credi forse che l’industria bovina non preveda lo sfruttamento delle fasce più povere di popolazione? Lo fa eccome, però lì i vegani non hanno colpe, quindi non ne parli.
Veniamo all’utilizzo che fai dei dati, mi aspettavo qualcosa di meglio, ma forse, proprio come altri beceri commentatori tendi a sottovalutare i tuoi lettori o a spingere il livello dell’informazione verso il basso, tirare in mezzo due percentuali sulla soia veramente non fa onore allo spessore che pretendi di avere. Le risorse del pianeta sono limitate, è una coperta sempre più corta come cresce il numero di esseri umani e diventa ancora più corta se si considera lo stile di vita dei figli del capitalismo edonistico. Siamo troppi che consumano troppo, ovviamente parlo del mondo borghese a cui entrambi apparteniamo, anche se tendo a pensare (è solo una supposizione la mia dal momento che non ti conosco) che abbiamo un’impronta ecologica piuttosto diversa; comunque potresti mettere a confronto i litri d’acqua che servono per produrre un Kg di proteine animali con quelli che servono per un Kg di proteine vegetali, di fatto, la quantità di cereali necessaria per l’allevamento intensivo potrebbe essere invece utilizzata per i milioni di abitanti della Terra che soffrono di malnutrizione, potresti parlare del disboscamento per colture destinate agli allevamenti intensivi; potresti inoltre utilizzare dati e rapporti di FAO e ONU, ne rimarresti sorpreso. Ma non lo fai. Che ne direbbe il popolino antivegano?
Non parli neanche di tutte le malattie che generano i prodotti animali e non entrerò nel merito dal momento che ci sono centinaia di migliaia di rapporti di Istituzioni e pubblicazioni scientifiche e non voglio imbarazzarti ma soprattutto ho anche altro da fare nella vita. Al contrario di te, purtroppo.
Perché non dici che il problema dei lavoratori è lo sfruttamento a prescindere da dove vadano i prodotti lavorati? Non è solo questione di mangiare vegano e poi indossare scarpe di pelle, oppure replicare dicendo che mangiare quinoa non è sostenibile. Perché non dici che il problema è la povertà e la distribuzione della ricchezza? Perché non dici che sarebbero comunque sfruttati, se non per le mandorle o gli anacardi o gli avocati o la quinoa, per alette di pollo, piume d’oca o caffè/merda di zibetto?
Evidentemente le tue letture sono iniziate e finite con Giulia Innocenzi che… (vabbhè, lasciamo perdere); comunque io ti consiglierei di andare qualche anno indietro e leggere Platone (poi magari anche Pitagora, Porfirio, Eraclito ed Empedocle) e andare avanti fino a Jonathan Safran Foer, un vegetariano (non vegano) che almeno fa una ricerca ben documentata, oppure leggere o ascoltare qualcosa di Gary Yourofsky o di Melanie Joy.
Caro Matteo, il mondo è un posto complicato e ridurre tutto a dei fenomeni semplici e banali è un vero delitto; lascia perdere i vegani, non sono la causa di niente, a volte sono odiosi e boriosi quando vogliono fare la morale, ma sai, nel tempo in cui tu hai letto questa lettera sono stati torturati e uccisi in modo atroce MILIONI di esseri sensibili e senzienti e questo di solito i vegani lo percepiscono. Se vuoi fare la morale a qualcuno vai altrove, vai da quelli che veramente non hanno etica, parla delle tratte dei nuovi schiavisti, parla delle fabbriche della Apple in Cina, parla delle famiglie (o banche di investimenti o agenzie di rating) che fanno progredire o fallire gli Stati-Nazione, parla delle Multinazionali farmaceutiche e dell’accesso ai farmaci essenziali, parla dell’acqua che non è trattata come un bene primario, dei Referendum (volontà popolare) non rispettati… guarda, veramente, ci sono un sacco di cose che sono completamente al di fuori dell’etica.
Ma cosa non si farebbe per un click…

Nicholas Ciuferri

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> “Earthlings”. Terrestri… tu cosa scegli?

 

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11 Comments

  • Ovvio che,alla morale continuamente spiattellata dai vegana hanno risposto i carnivori.. e così tutto ritorna ad essere relativo e soggettivo

    • pero’ , come dice Ciuferri anche i dati sono importanti, sempre se letto in modo obiettivo, solo cosi’ si potra’ scegliere di fare la cosa giusta. a quel punto ognuno decide per se …

      • soprattutto dopo quell’articolo e il dire che mangiare quinoa non e’ sostenibile … puo’ anche essere vero,non metto in dubbio,ma come dice Nicholas è molto difficile riuscire a solo a sopravvivere riuscendo ad essere sostenibili in tutto
        in effetti e’ fastidioso affermarlo , perche’ il problema è proprio che tutto il sistema è sbagliato e ci impedisce di farlo…..cominciamo almeno dall’ alimentazione che possiamo controllare,se non altro in salute!

  • Sono onnivoro, non concordo a pieno con nessuno dei due. L’utilizzo delle risorse della terra è sballato. La contrapposizione Etica è fuorviante. Nessuno dei due gruppi (che poi sarebbe lo stesso): il Borghese ricco e sfamato può assurgersi a Etico. Il problema dell’articolo di Matteo era magari quello di smontare un’Etica, come io sostengo da tempo: di facciata. E’ come il ricco borghese che sfrutta i suoi operai nel sud est asiatico e poi manda cento euro all’Africa per costruire pozzi o scuole… non ne fa un santo; siamo degli idraulici che prima hanno rotto la diga e poi vanno con un tampone a fermare il fiume. Il danno che i nostri padri e i nostri Padroni hanno fatto sono il Capitalismo, la globalizzazione del profitto, le coltivazioni intensive, il colonialismo e sono Aihmè irreparabili. Nessuno di noi figli dovrebbe esimersi dall’essere etico nelle sue azioni, ma la contrapposizione non porta ad una supremazia del primo rispetto al secondo, anzi è solo nel rispetto di tutte le forme che si può davvero cambiare. Se continuano ad imperversare mode e lusso, se qualcuno è costretto a lavorare a 1,20 dollari al giorno… se anche da noi si preferisce spendere 1000 euro per un telefono e non dare i pasti ai bimbi a scuola, se ci scanniamo per un Dio che è pure morto… Non è etica, questa è una giustificazione, il passo è lungo per la parola CIVILTA’.

  • azz… un vero scontro fra titani qui… Ciuferri e De Sanctis tra i miei blogger preferiti su Uki si scambiano effusioni…. vi voglio bene !

  • Si, meravigliosi ! :))
    Allora, però, Nicholas ne fa un discorso di scelta personale…e non rompetegli le palle, giustamente. Daniele invece dice che al di là del regime alimentare personale il problema sta nel capitalismo/consumismo che ha esagerato, sproporzionato ed esasperato un mercato con milioni di vittime animali e anche umane visto lo schifo che ci fanno mangiare. Mi trovo fondamentalmente d’accordo con entrambi! E’ possibile questa cosa???

  • ok, sara’ pure un’etica di facciata, e che sia un etica parziale, vista la realtà delle cose, mi sembra che Ciuferri ne sia ben consapevole…ma per questo allora non dovremmo scegliere di consumare meno carne o addirittura nulla perche’ non si è d’accordo nell’uccidere animali?? Non credo! Intanto iniziamo ad avere più compassione,intanto inziamo da dove si può iniziare…….poi forse l’etica di facciata di cui parla De Santis verrà magari definitivamente resa coerente…

  • Sono d’accordo sulla definizione della banalita’.
    Essa risiede proprio nella mancanza di pensiero attivo, e questa mancanza impedisce all’essere umano di discernere.
    Il pensiero ci fu dato perché lo usassimo. Proviene dal lavoro della mente che e’ il crogiolo di tutto.

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