Il partito dei poveri

Solo chi si oppone a questo tipo d’Europa fa parte del partito dei poveri

Non è un delitto riordinare i conti, ma è un delitto che lo si faccia in maniera vigliacca. Anziché avere il coraggio di potare i privilegi, queste politiche stanno chiedendo sacrifici solo alle persone oneste.

Succhiare risorse a chi non ne ha impedisce che si realizzi la vera uguaglianza, che è la possibilità di dimostrare il proprio valore. Per questo l’Europa che ci sta commissariando è l’Europa dei ricchi. Senza tanti giri di parole, chiunque non vi si opponga con fermezza fa parte del partito dei ricchi, mentre chiunque la contrasti veramente compone il partito dei poveri. Tutte le altre distinzioni sono puttanate buone solo a disorientare.

Andare al Governo significa gestire la montagna di soldi dei cittadini. Se per arrivarci bisogna mettersi al servizio dei potentati, state pur certi che i politici di professione non esiteranno. Potete pensare al partito dei ricchi come ad una massa enorme che va dal centro sinistra al centro destra, cioè a quell’enorme blocco che aspira a governare senza minacciare la tecnocrazia. Ebbene, c’è una parola che vi aiuterà meglio d’ogni altra a farvi capire se avete di fronte un esponente del “pdr“. Questa parola è sovraffollamento, cioè l’attitudine alla convergenza al centro anche se mille sovrapposizioni svuotassero ogni proposta. Riscontrata questa proiezione del compromesso nell’arco parlamentare, bisogna solo capire se la corrente è quella del botton down o se è quell’altra. Sono come le formiche che si muovono in massa dove c’è qualcosa da mangiare. L’importante è mangiare, non risolvere i problemi come dovrebbe fare la politica.

Poiché il partito dei poveri antepone all’abbuffata il contrasto a questo tipo d’Europa, i suoi rappresentanti sono solo quei pochi che la osteggiano, ora presenti a sinistra, ora a destra e talvolta persino al centro. Anche il partito dei poveri ha una parola-chiave, ma che qui non serve ad orientare su chi è la persona con cui parliamo. A questo ci pensa già la posizione che si assume sulla questione politica pregiudiziale, l’Europa. Questa parola è rimescolamento, che qui ha solo il pregio di tratteggiare una caratteristica precipua di questo partito. Solo il rimescolamento è in grado di convincere che in un periodo di transizione come questo le vecchie ideologie sono anacronistiche, quando invece c’è bisogno come l’aria di cambiamento.

 

Anche nelle prossime elezioni la massa crescente di gente senza diritti che voterà partito dei poveri sarà rappresentata nelle più disparate zone del parlamento. Una fetta dell’elettorato se la prenderanno i lati estremi. All’esigenza sempre più stringente di riaffermazione della politica sull’economia, mi fa davvero rabbia che si risponda ancora con un’offerta fascista o comunista. Queste etichette minano alla radice la credibilità di una parte di quelli che hanno i tecnocrati sulle palle, ottenendo l’unico risultato d’abortire ogni vera, possibile opposizione. Mi cadono le braccia a pensare che chi dovrebbe rappresentare persone che avranno problemi veri e seri non abbia nemmeno la volontà d’un maquillage, spegnendo quella cazzo di fiamma o proponendo un computer e una tastiera al posto della falce e del martello. Questi residui ideologici rendono inadatti ad affrontare una realtà mutata, in cui non si gioca più ad indiani e cow-boy come negli anni della loro giovinezza spensierata. Qui abbiamo un’intera generazione che tra trent’anni non saprà nemmeno se mangerà, altro che rossi, neri, viola o turchini. Preciso che non mi riferisco certo a Nichi Vendola, che fa parte del partito dei ricchi a pieno titolo. Mi riferisco ai vari Ferrero, Diliberto e Bertinotti, che riescono ancora ad emozionare nonostante abbiano trascorso una vita ad assistere alle smentite delle cose che sostenevano. Oppure mi riferisco a Storace, che nel simbolo dell’unico partito che rappresenterà le pulsioni sociali della sua aria politica mantiene ancora accesa una fiamma che sgretola ogni possibilità di dialogo. Ma andate affanculo. Io non credo che questa fiera d’antiquariato abbia compreso che non è più chiamata a rappresentare comunisti e fascisti, bensì i nuovi poveri, cioè le vittime di una politica europea che se ne infischia dell’ascensore sociale perché non deve rispondere a nessuno. L’ha certamente capito Beppe Grillo, la cui proposta è sicuramente interessante. Ma è gravissimo che sull’Europa abbia ancora idee troppo confuse, per la gioia di chi fa quel che gli pare mentre noi ci decidiamo. La questione europea è una questione pregiudiziale, come ho scritto sopra. Se non l’affronti con chiarezza travolgi tutte le altre proposte, ancorché di valore.

I membri centristi del partito dei poveri fanno ancora parte del partito dei ricchi. Purtroppo non sono kamikaze, sparpagliati non faranno grandi cose e molto spesso addirittura ignorano la loro appartenenza al pdp. Sono i tipi alla Binotti e alla Crosetto, quelli che prima o poi si stancheranno di tradire l’elettorato popolare come ha fatto Berlusconi.

 

Se questo è il partito dei poveri di oggi, io credo che il programma dovrebbe guardare decisamente avanti, componendosi d’ogni proposta che vada nella direzione dell’Europa politica. Iniziando dalla testa, la prima cosa che dovrebbe cambiare è l’architettura. Basta con questa titubanza, che l’Unione si trasformi senza indugi in un autentico stato federale. Solo uno stato federale consentirebbe di sedersi al tavolo mondiale pesando veramente, perché è meglio una sola chiara idea che mille frammentate. Vent’anni di troiate leghiste c’hanno reso antipatica la parola federalismo, convincendoci che sia una struttura che abbandona chi sta indietro. Il federalismo che si darebbe l’Europa non sarebbe di tipo americano, bensì europeo, a riprova dell’esistenza d’una cultura europea. Piuttosto che egoistico, sarebbe solidale, come secoli e secoli di cristianesimo c’hanno suggerito. Ne sono convinto perché questa forma di stato è già presente proprio nella Germania accusata di fare solo i comodi suoi. Non è un’architettura che abbandona chi sta indietro, ma anzi gli riserva una quota di ricchezza di chi sta avanti. A dispetto di quanto si possa pensare, una stratificazione piramidale di competenze è la migliore soluzione anche per mantenere le identità locali. Se diamo ai Comuni il potere di trovarsi da soli le risorse, sottoponiamo gli amministratori al controllo immediato dei cittadini, al nord senza le scuse di Roma ladrona ed al sud senza i rimborsi degli sprechi. Certo, questo sistema non garantirebbe sul clientelismo, ma la fine dei trasferimenti statali porrebbe i Sindaci davanti alla scelta o di mantenere l’illuminazione pubblica o di coltivarsi un proprio orticello. A quel punto continuare a votare un incapace anche dinnanzi all’evidenza diventerebbe solo un fatto culturale, e per quello non c’è legge che tenga. Ma prima ho detto che anacronistici pregiudizi politici sono un’anticaglia insopportabile. Dare corpo a questa affermazione significa anche sostenere una strada tracciata dalla Lega nord come questa, nonostante io sia meridionale. Monti ha bloccato questo percorso solo perché il carroccio s’è permesso di criticare la tecnocrazia. Questa è un’altra conferma della necessità d’una svolta politica in Europa, che mandi a casa senza perdere tempo direttamente i suoi superiori.

 

Per rafforzare l’identità bisogna agevolare la spontanea emersione di tutti gli strumenti che la favoriscono. Il partito dei poveri dovrebbe promuovere il bilinguismo, affiancando alla lingua nazionale un inglese che col tempo assorbirebbe parole da tutta Europa fino a diventare l’europeo. Ma questo processo deve avvenire nei canali della libertà e della democrazia, come c’insegna la nostra migliore tradizione dei diritti.

Allora mi chiedo quale migliore strumento possa agevolarlo di un campionato di calcio comune. Il calcio è un altro elemento della cultura europea che è in grado già adesso di farci la diagnosi delle malattie da cui è affetto il vecchio continente. Una è il rigurgito di divisioni medievali per nascita che la Champions League sta lì a dimostrare. Capisco che per vincere ci vogliono massicci investimenti e che è difficile che una squadra di provincia possa ambire a grandi risultati, ma negarle di fatto anche il diritto di sognarlo è un rigurgito medievale da valvassini e valvassori. Perché la mia Salernitana non può nemmeno sognare di vincere la Champions League? Una trasferta a Rotterdam e ad Atene farebbe sentire veramente europei non soltanto gli studenti dell’Erasmus, ma un’intera comunità, senza distinzioni sociali. Se possono farlo solo i milanesi, allora è vero che siamo ritornati in un medioevo in cui non ci saranno più gli scudetti del Cagliari o del Verona.

L’altra malattia è un’esasperazione dei diritti che sfocia nella dittatura del politicamente corretto. Prima celebriamo il festival delle proclamazioni solenni, poi non disprezziamo i soldi di sceicchi ed emiri che comprano Manchester City e il Paris Saint Germain. Questi fiumi di soldi sono espressioni d’una cultura antitetica all’enorme santuario di riconoscimenti di cui ci si riempie la bocca a Strasburgo. Come si concilia questa posizione con la promessa di un’Europa pronunciata con la cadenza di Romano Prodi, di cui per anni c’hanno fatto due maroni così?

 

A volte mi sembra tutto così lento che penso che abbiamo aggiunto un altro freno ad un’Italia già immobile di per sé. Ma questa Europa esiste o non esiste? E se esiste, ci sta per soffocarci o ci sta per renderci più liberi? A queste domande solo una cosa può rispondere veramente. L’unico crisma della serietà di questa svolta è rappresentato da un esercito comune, che è lo sviluppo di quell’embrione di vera Europa che talora qualcuno azzarda quando parla di un’unica politica estera. Questo sì che è un passaggio indispensabile per la difesa materiale delle storiche ed innumerevoli conquiste della cultura del vecchio continente. Per carità, che non lo si usi mai. Ma quanto è necessario.

Io sono radicalmente convinto che ogni problema della vita abbia una soluzione. Che ci sia sempre la possibilità di ribaltare la situazione a favore come su un tavolo di poker. L’unico lato positivo del governo Monti è quello d’aver dimostrato l’esistenza d’un partito dei ricchi così spietato da non voler rinunciare nemmeno alle briciole. Il partito dei poveri ha un solo modo per non ritornare al medioevo, fottere i signorotti dall’interno del parlamento europeo.

Giuseppe Pastore

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16 Comments

  • da comunisti e fascisti a poveri e ricchi,di questo si tratta?è ovvio che è avvilente,come tutta la situazione a cui ci sta portando la politica internazionale.se poi in italia aggiungete una siffatta classe politica,noi siamo davvero allo sfascio

  • interessante il discorso sul rafforzare l'identità europea. in fondo quelle erano anche le parole che di cui si erano pavoneggiati tutti al momento della costruzione dell'Ue… ma se non si è fatto finora,cosa ci fa pensare che lo farebbero ora

  • è quello che ho sempre creduto e sperato,magari non in modo così articolato, ma queste riflessioni sono importanti
    complimenti

  • mi sembra un articolo eccezionale,ho solo una titubanza. pensare ad un europa politica,non significa immergersi nella stessa ragnatela che ha consumato tragicamente l'idea del comunismo? nel senso: una politica che ammassa i popoli, invece di dare libero sfogo alle loro distinzioni, è stato il fallimento del comunismo, reso chimerico dal fatto che le identità locali saranno sempre più forti di un'identità sovranazionale!
    certo, nell'articolo qui si parla appunto di rafforzare l'identità culturale, ma mi sembra una cosa difficile dove anche tra regione e regione ci si odia!
    in effetti, può essere fattibile, semmai, solo un federalismo burocratico e fiscale… ma tornare a dividere per le esigenze di ogni singolo stato, non fa che rendere superfluo ogni discorso unitario (europeo)

    • infatti anche l'articolo dice appunto che bisogna prima risolvere alcune problematiche, se vogliamo ad esempio che all'Erasmus non vadano solo i milanesi.
      ma qui passano i decenni, non siamo mai riusciti a risolvere un minimo di queste spaccature… le idee di questo articolo sono splendide e importanti,ma anche a me sembra un progetto abbastanza utopico,seppur c'è da dire che stiamo parlando proprio dell'idea di base e ufficiale dell'Ue stessa,ma in quel caso però era stata "impacchettata" da massoni criminali!

  • il discorso è che ogni tentativo di accentramento, sarà sempre più soggetto a manipolazioni oligarchiche.
    è appunto questo il piano del nwo!!!

  • secondo me invece è fattibile,
    e mi sembra un perfetto compromesso tra le spire mondialiste (al di la delle solite teorie..) e un percorso che in questo modo acquisterebbe un nuovo senso più globale,collettivo e esperenziale!!!
    il nostro mondo si deve espandere,è inevitabile

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