La palude dei rifiuti

Riflessioni spontanee di uno spettatore sincero su un reality schietto [Racconto breve]

C’era ‘sta conduttrice gambe lunghe che dondolava per lo studio con una cartelletta sotto braccio, e ogni cosa che diceva c’era la gente che si scorticava i palmi nel battere le mani. Poteva pure dire vi cago nei letti e vi piscio sui piedi e il pubblico in sala avrebbe applaudito comunque, si sarebbe sporto dalla platea agitando un pugno e roteando il braccio e gridando brava Barbara! con la giugulare gonfia che se avesse potuto avrebbe scavalcato la transenna e cavalcato quella gambe lunghe fino a farla stramazzare al suolo. E la conduttrice ad ogni applauso manteneva quella stessa espressione che aveva all’inizio della frase, ma si vedeva che avrebbe voluto crogiolarsi nell’applauso come un orso nel miele e una mosca nella merda.
Poi di fianco a lei c’era un ricchione o travestito o transessuale o frocio o come più vi garba chiamarlo/a. E anche ‘sto finocchio poteva dire di tutto, e il pubblico applaudiva e diceva bravo/a! C’hai ragione! e se fossero stati per strada, miezz ‘a via, gli/le avrebbero gridato a froscio, sta’ zitto! A trans, fatte curà! e invece lì in studio quella donna che fu uomo – oppure quell’uomo che parea donna – poteva dire tutto, perché tanto era seduto/a su una poltrona a centro sala e quindi ‘sti cazzi state zitti e muti che me la suono e me la canto e voi applaudite come foche.
Poi c’era ‘n esercito di troie, baldracche e cavalle, che nitrivano a comando, e parevano pagliacci per come si truccavano, e parevano bambole per come si gonfiavano, e parevano zoccole per come si vestivano, e parevano animali per come parlavano, e parevano maiali per come ridevano, e come grugnivano, e come pensavano. Però erano belle, incantevoli, nei loro abiti di ghingheri, nelle collane scintillanti, in quegli orecchini tintinnanti, nel rossetto carnoso, nelle gambe lucide, nei tacchi a pugnale.
E la trasmissione era una gara a premi, dove il primo vinceva un sacco di soldi e gli altri un sacco di cazzi di niente. Si chiamava La palude dei rifiuti, e i partecipanti erano nullità dello spettacolo che erano state nullità in televisione per qualche mese, prima di tornare ad essere nullità nella vita e tornare a fare nulla come solo una nullità provetta riesce a fare.
C’era Nancy de Carli che era una splendida donna di plastica, che per qualche anno si era rotolata in uno studio televisivo, in reggiseno, perizoma e tacchi alti. Il grande pubblico la conosceva per un video amatoriale apparso su internet dove lei gridava oh sì non ho mai visto una cosa più grossa sfondami ti prego ti amo. C’era Rocco Valpreda che era un pornoattore in crisi esistenziale e c’aveva ‘sto complesso di aver svilito e offeso le donne per via del suo pisello ardente e i suoi filmini abbrustoliti – c’aveva proprio ‘sta convinzione che non gli si scollava dalla capoccia, e allora voleva convertirsi alla religione nazionalpopolare per cercare di redimersi dai peccati di lussuria e vilipendio, ma i più maliziosi fra i maligni dicevano che non gli tirava più manco col viagra, e allora tanti saluti alla contrizione morale. C’era Giuseppe Colnaghi che era lo squalo dei talk-show e ogni volta che entrava in un salotto c’erano le sciure che si bagnavano perché quello non le manda mica a dire dice le cose come stanno e non si fa problemi a insultare anche i politici che col loro magna magna ci stanno rubando l’avvenire e la pensione. Poi c’era un negro che era lì perché era negro, e faceva tanto politically correct e la gente da casa lo votava così almeno ci laviamo la coscienza e per quest’anno abbiamo dato, e non chiamatelo negro ma persona di colore, per favore non facciamo i razzisti che poi io manco sono razzista, e c’ho pure tanti amici di colore, però tutti i terroristi sono islamici anche se non tutti gli islamici sono terroristi. E che cazzo!
Poi c’erano pure altri otto concorrenti, perché in totale erano dodici, come gli apostoli, però non è che c’ho proprio ‘sta gran voglia di descriverveli tutti, quindi direi che passo avanti e iniziamo a parlare del cuore vivo e pulsante del programma.
Per iniziare, tutti e dodici i concorrenti venivano stipati su un camion dell’immondizia, e stavano lì tutti accucciati e uno sopra l’altro, con le braccia e le gambe che si intrecciavano, e qualcuno ne approfittava per dare ‘na zampata alla farfalla di Nancy de Carli, con quelle manacce birbacchione che se ci fosse un’oligarchia ginarchica te le taglierebbero di netto e tu guarderesti i moncherini sprizzare sangue dai polsi recisi come le fontane dei fuochi d’artificio a capodanno. Comunque, ‘sta compagnia del bordello se ne stava tutta stretta su ‘sto camion di rifiuti, e parevano dodici sacchi d’umido – anzi, undici sacchi d’umido e un sacco nero, di quelli per il generico, che si usano alle feste che son tutti umbriachi e parliamoci chiaro chi cazzo c’ha voglia di far la differenziata. E a ‘na certa arrivano a ‘sta palude dove vengono scaricati malamente, tipo cascata umana, tipo it’s raining man hallelujah e ‘sti poveracci che si chioccano l’uno sopra l’altro e si fanno pure male mi sa, con le ginocchia che infilzano gli stomaci e i gomiti che spezzano le gole. Che poi anche due parole sulla palude andrebbero dette, perché quei disgraziati degli operatori del programma han dovuto girare più di un anno per trovarne una, perché quell’asino del dvce le aveva bonificate proprio tutte, manco mezza ne aveva lasciata – un lavoro certosino che manco gli svizzeri, che pure c’hanno i treni che arrivano in orario e qualche volta anche in anticipo, che tu sei lì che aspetti il tuo regionale e niente non arriva, e poi ti dicono no guarda è passato prima qui i treni arrivano in anticipo perché siamo avanti coi tempi. E comunque sai quanta gente paga le tasse in Svizzera perché qua da noi c’è una tassazione che stritola le piccole-medie imprese, e questo è frutto di una disastrosa politica fiscale dei governi di sinistra che ha sempre visto gli imprenditori come un nemico e non come uno squisito patrimonio. Che poi c’è sempre la solita questione ci sono gli evasori perché la tassazione è troppo alta o la tassazione è troppo alta perché ci sono gli evasori? Che è un po’ come dire è venuto prima l’uovo o la gallina, e mio padre per fare lo spiritoso diceva è venuto prima il gallo e mi tirava uno schiaffo e diceva ridi che faceva ridere, e quando faceva ‘ste battute era ubriaco.
Va beh, comunque i nostri dodici eroi vengono scaricati malamente nella palude dei rifiuti, e squillino le trombe e rullino i tamburi il nostro gioco può iniziare. Allora la nostra conduttrice gambe lunghe strilla dal centro dello studio ben arrivati alla palude, pattumi! e i concorrenti alzano lo sguardo verso le telecamere e iniziano a fare strani saluti e gridano ciao Barbara! ciao a tutti! e si portano le mani alle labbra e poi allargano le braccia come a mandare dei bacini a noi che li stiamo guardando, anche se a noi non può fregare di meno dei loro baci, noi vogliamo solo che si scannino tra loro come bestie, come cani nelle lotte tra cani e galli nelle lotte tra galli. Poi la nostra cara Barbara strilla di nuovo dichiaro ufficialmente aperta la prima edizione della Palude dei rifiuti! Com’è andato il viaggio, pattumi? E i concorrenti rispondono in coro bene Barbara! però qualcuno si sente in dovere di denunziare le ardue condizioni a bordo del camion, bene Barbara, però si stava un po’ stretti, eravamo un po’ tutti ammassati. Allora la donna che fu uomo, dalla sua poltrona d’opinione al centro dello studio, scuote la testa e dice ricordatevi che ci sono milioni di persone che ogni giorno stanno ammucchiati come animali sui barconi, nei viaggi della speranza che poi sono viaggi della morte, e che scappano dalla guerra su una zattera fatiscente in mezzo al Mediterraneo. Abbiate più rispetto per i morti! E in studio parte un’ovazione che in confronto il terremoto a L’Aquila parea un gargarismo – che tra l’altro quei poracci dormono ancora nei container, anzi ne approfittiamo per mandare un abbraccio a tutti loro e un caloroso in bocca al lupo! – e il pubblico si arrampica sulle transenne e ulula approvazione, e tutti gridano Vladi! Vladi! Vladi! e c’è pure gente che innalza striscioni con su scritto we love trans e refugees welcome. E intanto tutti se scordano che noi a ‘sti rifugiati gli paghiamo l’albergo, la piscina, il cellulare, l’ingresso a Gardaland, il fumo marocchino di quello buono che ti si scioglie fra le dita, e anche un paio di escort a settimana, che tanto quelli so’ poligami e si possono ingroppare pure ‘na caffettiera che la moglie non dice bé. E intanto i nostri terremotati dormono ancora nei container – no, così, giusto per dire.
Ma è già tempo della prima prova e i concorrenti si dispongono in linea retta, l’uno di fianco all’altro. Allora pattumi, ci siamo. La prima prova è la prova della merda. Di fronte a voi troverete dei cesti pieni di escrementi, e dovrete lanciarveli addosso fino allo scadere del tempo. Una volta scaduti i tre minuti, i nostri giudici passeranno a vedere chi è il concorrente con meno merda addosso, e decreteranno il leader della settimana, che sarà immune alla votazione. Tutto chiaro? Benissimo. Tre, due, uno… Leader! I concorrenti si lanciano verso i cesti e prendono la merda a due mani, e se la scagliano addosso, euforici, ridacchiando. Le feci si appiattiscono sui corpi e si aggrappano alla stoffa dei vestiti, si avvinghiano ai capelli e colorano le carni. In studio la gente ride e fa il tifo, la donna che fu uomo batte i tacchi al pavimento, eccitata dalla battaglia e dalla merda, e la conduttrice gambe lunghe grida oh mio dio! Guarda Nancy quanto è piena di merda! Poverina! Scaduti i tre minuti i concorrenti sorridono e si scambiano pacche sulla schiena, si danno un cinque e si dicono bravo! bel colpo! me l’hai lanciata pure in bocca! Poi passano i giudici, osservano i corpi ricoperti di merda, si fermano di fronte al negro e lo guardano bene, poi gli prendono una mano e gli alzano il braccio. Barbara batte la mani e urla Negro è il vincitore della prima prova immunità! Seguono istanti di sconcerto, i concorrenti si guardano e scuotono la testa, fino a che Giuseppe Colnaghi, lo squalo dei talk-show, che non ha paura di dire quello che pensa e se ne infischia del politically correct, esclama eh no eh! Negro è negro quindi la merda si vede meno, noi siamo bianchi come il latte e la merda si vede meglio! Allora la donna che fu uomo prende la parola un’altra volta e dice va detto che Giuseppe è uno che dice le cose come stanno, e a me le persone così mi piacciono da morire! Segue tripudio del pubblico in studio, e trionfo dell’onestà scomoda, celebrata da un festoso trenino delle cavalle che parevano pagliacci per come si truccavano. La conduttrice gambe lunghe sorride e dichiara che la prova immunità è annullata perché la merda è più visibile sui caucasici.
Benissimo, dire che a questo punto procediamo con le nomination! Allora tutti i concorrenti iniziano a scribacchiare su delle lavagnette, e mentre girano le lavagnette e scoprono il nome di chi hanno nominato, dicono frasi del tipo guarda Barbara vado per esclusione perché non c’è nessuno che mi sta antipatico, diciamo che con lui/lei ho legato meno e quindi lo/la devo nominare. Alla fine risulta che Rocco Valpreda e Nancy de Carli sono i più nominati e devono andare al televoto – poracci! –, e mò tocca a noi gente qualunque decidere chi deve lasciare la Palude dei rifiuti. E a me ‘sto momento mi fa impazzire, cioè è quello che me piace di più, per distacco proprio, perché sento il destino di ‘sti vips fra le mani – cioè io, che non valgo un cazzo, devo decidere il destino loro, che invece so’ artisti affermati, gente che ha svoltato, gente conosciuta, no? Dovremmo fa’ così pure coi politici: se non mi piaci ti mando a casa! Così vediamo se continuano a fa’ le sozzerie e rubacce i sordi. Che poi io, per dire, votavo socialista eh – però quelli erano omini d’un’altra statura, gente tutta d’un pezzo, no? Pensate a Craxi con quella storiaccia de’ Sigonella: ha fatto la voce grossa oh, mica come ‘sti burattini di oggi, che l’Europa gli dice di comprare le arance dal Marocco, il mango dalla Svezia e i maiali dall’Egitto!
Comunque, durante il televoto io mi sento importante di brutto, perché c’ho il destino di due star fra le dita, mentre digito il codice del pattume che voglio salvare, e ça va sans dire invio cinque sms con il codice di Nancy de Carli, perché voglio quelle macrotette in finale insieme a quel culone da puledra da monta che ogni volta che lo guardo mi sboccia la cappella oltre il prepuzio come un tulipano in primavera. E a quanto pare c’ho migliaia di confratelli eccitati perché Nancy vince il televoto con percentuali bulgare, tipo 98%, e mentre Barbara annuncia chi deve abbandonare immediatamente la Palude dei rifiuti c’è Rocco che finge di essere felice perché adesso può tornare a casa ad abbracciare i suoi bambini che gli sono mancati tanto, e allora Giuseppe Colnaghi gli urla a imbecille ma che te manca, che sei qua da un giorno, e i tuoi bimbi li hai visti ieri. E poi tu manco ce li hai dei figli, coglione! Allora, a sentire quelle parole velenose, Rocco viene preso da un furore divino e quell’uccellone che sonnecchiava impotente da più di un anno si rigonfia e si ridesta e diventa ‘na cosa enorme, tipo spada laser, e Rocco si lancia addosso a Giuseppe Colnaghi e lo trafigge all’addome, gli apre una galleria da petto a schiena, e tutti iniziano a gridare è impazzito fermatelo! Ma ormai Rocco c’ha ‘na cattiveria e ‘na lussuria addosso che inizia a trapassare ogni concorrente maschio e a penetrare e a seviziare ogni concorrente femmina. E dopo due minuti sono tutti o morti o a piagne per la violenza carnale, tranne il negro che s’è fatto da parte e mò sfodera pure lui la spada laser, e iniziano a duellare tipo Luke e Darth Vader, fino a che il negro non mozza una mano a Rocco Valpreda – proprio come nel film, c’avete presente? – e Nancy de Carli mugola tra le lacrime così impari a toccarmi la farfalla con quelle manacce birbacchione guarda che t’ho visto sul camion che allungavi la zampa, e ci sta Rocco che si guarda il moncherino che sprizza sangue dal polso reciso come ‘na fontana dei fuochi d’artificio a capodanno. E mentre si tiene l’avambraccio sanguinante grida e impreca ma chi cazzo me l’ha fatto fare de partecipa’ a ‘sto programma de merda, giusto per vince’ du’ lire!
Allora la donna che fu uomo non ci vede più dallo sdegno, s’arza in piedi con la patta dei calzoni tutta gonfia e abbaia guarda che i poliziotti rischiano la vita per milletrecento euro al mese! Abbi più rispetto per i soldi e per le forze dell’ordine! Alzi colgo l’occasione per fare un grande applauso al corpo di polizia e ai carabinieri! E lo studio esplode perché ‘sto trans c’ha proprio ragione da vendere, e in Italia non c’è certezza della pena e le forze dell’ordine sono pure frustrate da ‘sta cosa perché si fanno un mazzo tanto e poi magari i delinquenti li scagionano pure, e poi i tempi dei processi sono veramente troppo lunghi, e se uno ti entra in casa incappucciato in piena notte tu che fai non gli spari?

 

Paolino Diaz

 

Share Button
Written By
More from ukizero

Ilaria Mainardi autrice de “Il racconto di un sogno”; l’intervista

Un interessante saggio sul capolavoro seriale di David Lynch
Read More

6 Comments

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.